Ci piacerebbe spesso, davanti ad alcuni spettacoli dell’abbandono, chiedere spiegazioni ai famosi “enti” – pubblici e privati – che hanno in amministrazione certi luoghi. E’ il caso, veramente emblematico, di Leri Cavour. Chiunque sia appassionato di abbandono conosce questo luogo, si tratta di una frazione abbandonata in provincia di Vercelli (Piemonte), un tempo possedimento della famiglia Benso – sì, proprio quei Benso a cui state pensando voi.

Le notizie relative a questo luogo ci arrivano dal lontano XI secolo, quando i monaci cistercensi si dedicarono alla bonifica del territorio e qui stabilirono un centro di culto – trasformatosi poi in parrocchia. Questo possedimento entrò nel XIX secolo nelle mani di Napoleone, che lo cedette al cognato Camillo Borghese (https://it.wikipedia.org/wiki/Leri_Cavour) come compenso parziale della cessione della galleria omonima allo stato francese.

Nel 1822 la tenuta fu acquisita dalla famiglia Benso: il vicario e sovrintendente generale di politica e di polizia a Torino, Michele Benso, trasformò questa grangia in un’azienda agricola veramente all’avanguardia. Ne cedette la gestione al figlio Camillo, il futuro grande statista che tutti conosciamo: Camillo se ne prese cura per anni con opere di ammodernamento e migliorie nella gestione delle tecniche di coltivazione, nonostante gli impegni sempre gli fu caro ritirarsi nella sua villa in loco nei momenti di riposo.

Oggi la villa di Leri (ribattezzata, dagli anni del Conte, Leri Cavour) se ne sta con porte e finestre spalancate come bocche, quasi in un’espressione di ben giustificata incredulità per il proprio destino. Leri cominciò a naufragare negli anni ’60, quando smise di essere competitiva dal punto di vista agricolo: rimase la poca forza lavoro richiesta, poi più nemmeno quella. Nonostante questo, fino agli anni ’80 Leri fu comunque abitata – dal personale dell’Enel. Sì, perchè la prima cosa che si nota avvicinandosi in auto a Leri è il gigantesco complesso della (ex) centrale elettrica Galileo Ferraris, con le sue due enormi torri di raffreddamento.

Quell’ecomostro, che peraltro oggi funziona solo a regime ridotto, doveva essere niente meno che Trino 2 – cioè una centrale nucleare basata sull’allora nascente “Progetto Unificato Nucleare” e avente due reattori PWR da 950 MW di potenza elettrica netta, ciascuno ad uranio a medio arricchimento. Con il referendum del 1987 il progetto fu bloccato ed ENEL, che aveva già acquistato tutto il territorio di Leri Cavour, si ritrovò una patata bollente in mano che ritenne di trasformare in una centrale termoelettrica a ciclo combinato. Fu costruita tra il 1991 ed il 1998, aperta in quel’anno già dal 2009 risulta essere in arresto forzato a causa della bassa redditività. Nel frattempo, accanto a questo scempio, si compiva lentamente lo sfacelo di Leri come frazione abitativa.

Pochi anni fa il borgo è stato ceduto da Dalmazia Trieste S.r.l. (società di Enel poi fusa in Enel Servizi) al comune di Trino per la cifra simbolica di mille euro, nella speranza di un futuro recupero – che sembra veramente non poter trovare realizzazione. Unico tentativo quello del 2011, sull’onda dell’anniversario dell’Unità d’Italia, per descrivere il quale utilizzeremo solo un termine: ridicolo.

Oltretutto poco dopo qualcuno si diede anche da fare per asportare pavimenti, coperture ed altro dalla bellissima villa del Conte. C’è ancora in bella vista, consumato dalle intemperie e dal sole, il pannello che presenta ed illustra il famoso recupero del 2011: non foss’altro che per un minimo di dignità, sarebbe il caso di toglierlo. Se ne sta lì come un aborto, uno dei tanti aborti tutti italiani che ormai ci siamo abituati a conoscere così bene. Oggigiorno il tutto sarebbe passato nuovamente nelle mani di Enel, sebbene sotto altro nome – su questo non disponiamo ancora di notizie certe.

Purtroppo le colpe in questo come in molti altri casi sono di tutti e di nessuno: in Comune a Trino non è che ci si disinteressi della faccenda, anzi emerge la volontà, da parte di un assessore in particolare, di svegliare le coscienze istituzionali. Purtroppo la sua sete di domande è rimasta finora senza risposta: consigliamo, a chi volesse approfondire la storia di questo luogo ed anche questi ultimi risvolti, la lettura del bel libro A spasso nel passato – Viaggio attraverso il Piemonte dimenticato scritto dalla collega nonché amica prof.ssa Anna Bertino, in collaborazione con il figlio Federico Valletta. Potete trovarlo in vendita online.

Che dire, se non che fa male al cuore entrare in uno luogo dove è stata progettata l’unità d’Italia, trovandolo in tale stato di incuria? Stiamo forse dicendo qualcosa di nuovo? Assolutamente no. Oggi ci sono delle telecamere all’ingresso del borgo, probabilmente anche come strumento dissuasivo nei confronti di chi negli anni qui si è recato per vandalizzare gli edifici. E’ presente anche una chiesa, molto bella, rimasta in funzione – sebbene sporadicamente – più a lungo del resto degli edifici: al suo interno, sparsi come cartacce e spazzatura, si trovano libri d’argomento religioso ottocenteschi.

Avrebbe richiesto veramente uno sforzo disumano raccoglierli, portarli via, conservarli in un luogo più adatto? Crediamo di no. Crediamo che ci siano piccole cose, piccoli gesti, che in verità costerebbero veramente poco – se solo i responsabili avessero voglia di farli. Li abbiano o non li abbiano sparsi a terra i vandali, certo è che il posto consono a testi simili non è comunque un edificio in disuso in una frazione abbandonata. Ci saranno sicuramente biblioteche od altre canoniche dove questo materiale potrebbe essere conservato in modo adatto. Purtroppo, qui come altrove, abbiamo assistito al disinteresse completo nei confronti della memoria umana – che è la memoria di tutti, anche la vostra, e mi rivolgo a chi fa spallucce e si gira come al solito dall’altra parte.

Si pensa sempre, in questo paese che sembra sempre più un circo, che il modo migliore per preservare certi luoghi sia chiuderli e sbarrarli: poi chi se ne importa se crollano, se cedono, se ciò che vi è conservato all’interno rimane sepolto sotto le macerie. Lo Stato ai suoi vari livelli, le società private, tutti sono interessati al semplice non deve entrare nessuno. E non solo perchè nessuno si deve fare male, o perchè chi entra potrebbe avere cattive intenzioni: perchè nessuno deve vedere cosa, in questa Italia, ogni giorno va perso. Nessuno deve assistere a questa vergogna, nessuno deve poterne parlare.

Nelle nostre esplorazioni abbiamo visto testi seicentechi marcire sotto l’acqua piovana, in luoghi terremotati dove avrebbero potuto essere recuperati con un minimo sforzo. Abbiamo visto statue di pregio perdere pezzi giorno dopo giorno, documenti storici di rilievo mangiati dai topi dentro a vecchi bauli. Abbiamo visto reliquiari preziosi, arredi liturgici antichi, materiale scientifico di rilievo – e non abbiamo visto nessuno, nessuno interessato a salvare tutto questo. Nemmeno quando a nostro rischio e pericolo ci siamo esposti facendo presente lo stato delle cose a chi di competenza. Eccola l’Italia che va a rotoli, è questa: quella fatta di gente che si gira dall’altra parte, di risposte non date, di petizioni morte nel silenzio, di spiegazioni mai arrivate. E per quei pochi che cercano di tenere alta la testa e continuare a fare domande, spesse volte, ci sono anche problemi in vista per essere andati a ficcare il naso sotto il tappeto – là dove, come al solito, si va a nascondere la polvere.

ENGLISH *** This was the mansion of Camillo Benso, one of the most important men who built the unification of Italy. Can you really imagine a place like this left in this state? Crazy. The mansion has wonderful ceilings, and the little Church still protect some old books. Nobody tries to recover a place where roots of our nation were born, you can see by yourself. Here in Italy people seem to think the best strategy to save these places is to close them and let them collapse – even when inside you can find important artistic heritage. During our explorations we keep on finding objects, books, paintings worth saving – and nobody takes care of them. We cannot make up with it anymore, but actually local authorities do not have enough money to do something – and key players are not interested in it. So which will be the destiny of these forgotten beauties? We hope that to denounce these situations will help to find somebody who cares.
Complimenti… ottima lettura. Sono stato a Leri Cavour invitato da un (ex) amico per una sessione fotografica con modella. Per me, restauratore, è stato un momento difficile da far passare in modo indolore. Mi è parso dissacrante usarlo come set senza contestualizzare le scene… e le intenzioni. Non so se ci si può ritornare, lo farei volentieri… per recuperare un po’ di quello spirito perduto in quei momenti.
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Grazie Rino. È tutto aperto attualmente, tranne la Chiesa. Non saprei dire se le telecamere significhino un effettivo controllo degli accessi, ma credo come al solito occorra buon senso.. essendo molti edifici spalancati, non credo che una persona animata da buone intenzioni possa dare alcun fastidio.
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Buonasera, volevo chiedere informazioni se è ad oggi, 07 Marzo 2023 ancora possibile l’accesso libero a Leri Cavour oppure ci siani dei divieti. Le mie intenzioni sono solo di fare foto per il mio blog (amatoriale e senza fini di lucro link: davide-morellini.blogspot.com) che ho creato per chi ama fare sport (in questo caso podismo) ed allo stesso tempo conoscere la nostra storia. Ringrazio anticipatamente, cordiali saluti,
Davide Morellini
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Buongiorno, il sito di Leri Cavour attualmente NON è liberamente visitabile, la invito a contattare l’associazione: Associazione Leri Cavour Corso Italia 28 13039 Trino (VC)
339 4054475 Roberto Amadè
345 6326904 Marianna Fusilli
338 2757594 Luciano Vigani
info@associazionelericavour.it
associazionelericavour@gmail.com
robertoamad@hotmail.it
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