PASSARE LE ACQUE: LE TERME ABBANDONATE.

*** estratto della mia conferenza tenutasi presso la Fondazione Bricherasio ***

Oropa bagni: dalle stalle alle stelle e poi… di nuovo, ahimè, alle stalle. Ovviamente il toponimo Oropa richiama immediatamente alla mente non il centro termale ma il Santuario omonimo, famoso e conosciuto tra le altre sue caratteristiche per la statua della Madonna Nera. Prima di tutto proviamo ad inquadrare meglio luogo tempo della nostra storia: siamo nella valle dove scorre il fiume Oropa a circa 1150 mt di altitudine, giriamo la magica clessidra del tempo e torniamo a due secoli or sono. Il luogo è già ampiamente conosciuto per via del pellegrinaggio religioso legato al Santuario. Pochi che non siano del posto oggi notano il complesso ormai in rovina di Oropa Bagni – a meno che non siano fotografi, storici o semplici curiosi sulle tracce di qualche fantasma o presunto satanista.

Vallata di Oropa, cartolina dell’epoca viaggiata.

Eppure due secoli fa era nel pieno del suo splendore, e parliamo del primo stabilimento idroterapico italiano, non cosa da poco. L’idroterapia, nel Biellese, fu letteralmente la scoperta dell’acqua fredda volendo fare un semplice gioco di parole. Per raccontare questa storia seguiamo le orme di una testimonianza storica straordinaria, leggendo direttamente da La rivista Biellese mensile illustrata, in particolare dal numero del Giugno 1927:

“Quando si parla di idroterapia, il nostro pensiero corre subito alle verdi vallate dell’industre Biellese, che alla nascente idroterapia, oltre mezzo secolo fa, offersero un’adatta culla in uno scenario di lussureggiante vegetazione, di vasti panorami e limpidissime sorgenti.”

Ma cos’è e come nacque, davvero, l’idroterapia? L’invenzione, se di tale possiamo parlare, dell’idroterapia è da attribuire a Vincent Priessnitz, un grande empirico della Slesia dalla storia assai curiosa.

Nato nelle vicinanze dell’odierna città di Jeseník da una famiglia povera e dovette presto farsi carico dell’economia di casa. Feritosi in un incidente a cavallo nella fattoria di famiglia, sebbene i guaritori lo avessero dato per spacciato dicendogli che sarebbe morto entro un anno o sarebbe rimasto storpio per tutto il resto della sua vita, il giovane Vincent iniziò a lavorare su sé stesso. Eseguendo esercizi volti a raddrizzare le sue costole sullo schienale di una sedia e applicando impacchi e compresse fredde di acqua di montagna… guarì. Fece tesoro di questa esperienza ed empiricamente teorizzò e mise in atto trattamenti di successo a cui si ricollegano ancora oggi i centri termali. Gli abitanti della zona iniziarono ad affidare gli animali feriti alle sue cure, e alla fine anche loro stessi. Le capacità del giovane Priessnitz e le narrazioni delle sue guarigioni miracolose si diffusero rapidamente, non sono in terra natia ma in tutta Europa.

Oropa Bagni oggi – fotografia scelta da Vogue, copyright CameraObscura

All’età di ventitré anni, fece trasformare la sua casa natale in un edificio in mattoni a due piani e mise delle vasche da bagno al piano terra – fondando così il primo istituto di idroterapia al mondo. Jeseník divenne ben presto un famoso centro termale dove l’élite europea dell’epoca andava a farsi curare. Molti non si fidavano di lui perché non era un medico, anche se i suoi metodi erano in grado di curare con successo migliaia di pazienti. La formula del trattamento per Priessnitz non includeva solo aria fresca, impacchi freddi o camminate nell’acqua ghiacciata; ma anche un regime alimentare moderato, sonno in abbondanza e terapia occupazionale – che prevedeva esercizio fisico utile, per esempio spalare la neve o tagliare la legna dei boschi. Tra coloro che si recarono in visita da Priessnitz ci fu il dottor Giuseppe Guelpa, biellese, disperato ormai a causa delle proprie precarie condizioni di salute – intestinale – che parevano irrisolvibili con la sola scienza medica del momento. Il dottor Guelpa, antesignano in Italia, impiantò in Valle Oropa il primo Stabilimento idroterapico. Preziose informazioni ci vengono fornite dall’antico testo Sull’idropsicroterapia – studi clinici instituiti nello stabilimento idroterapico di Oropa nei monti della città di Biella. Documento interessantissimo, s’apre con ringraziamento del Dottor Guelpa proprio a Vincent Priessnitz; definito persino alla stregua di padre e salvatore.

Il principio su cui si basava la cura erano i bagni gelati, un’alimentazione sana e contenuta e l’attività fisica. Idropsicroterapia fu un neologismo volto ad unire proprio i due elementi essenziali delle cure da lui proposte: l’acqua ed il freddo. L’acqua non fungeva che da mezzo per operare, essendo somministrata in bagni o impacchi gelati, una sottrazione alla temperatura corporea.

Gli interni o quel poco che oggi ne rimane. Copyright CameraObscura

Il dottor Guelpa introduce con queste parole l’Ospedale idroterapico d’Oropa:

[…] giacie sul dorso di verdeggiante montagna, che ne lo difende dai venti e dal freddo della mezzanotte, e si trova in tale favorevole punto della situazione, che da esso, libero in tutti gli altri lati da ogni ostacolo, si spazia l’occhio nell’immensità del sottoposto piano, perdendosi al di là dei piemontesi confini, epperciò mentre in felice combinazione riuniti possiede tutti e singoli gli elementi che per un buon esito si richieggono, e le sue fredde acque e l’aria alpestre pure sono come a Groefenberg, la rara magnificenza di sue prospettive, la temperata dolcezza del clima, e la ridente bellezza del cielo ne formano il chiaro-scuro. […]

Altra cartolina viaggiata di Oropa Bagni – la lussuosa Sala da Pranzo

Il Biellese nel giro di pochi anni divenne idroterapico a tutti gli effetti, tanto che nelle guide turistiche di quell’epoca erano contenuti ricchi riferimenti alle possibilità di cura e di ospitalità offerte in zona: Oropa Bagni, Cossila Bagni, Andorno Bagni, Graglia. Nel giro di pochi anni l’idroterapia rivoluzionò lo scenario curativo d’Italia e d’Europa, vedendo sorgere diversi complessi la maggior parte dei quali dedicati ad una clientela di ceto elevato. Oropa Bagni non faceva, in questo senso, eccezione.

Manifesto pubblicitario d’epoca

Si fatica a credere che le rovine che oggi tristemente contempliamo fossero, illo tempore, parte di un albergo meraviglioso dotato di sale da lettura, sala da biliardo, percorsi benessere nei boschi curati, un giardino inglese, lussuose stanze e naturalmente ambienti dedicati più specificatamente all’idroterapia. Rispetto alla scuola tedesca, il Dottor Guelpa  e gli atri medici che ne seguirono le orme provarono un approccio più delicato e completo: l’acqua fu esplorata come mezzo curativo con più variazioni di intensità di getto e temperatura; i bagni furono affiancati da una serie di altri percorsi curativi ed anche da altre cure più, oggi diremmo, olistiche. Per esempio ad Oropa era in voga la cura lattea: altro non era se non il sorseggiare fresco latte di vacca appena munto dalle mucche di Oropa – ed a tale scopo nei giardini dello stabilimento termale sorgeva un apposito edificio, la latteria, toccasana soprattutto per anemici e tubercolotici.

Ala semi distrutta di Oropa Bagni – copyright CameraObscura

Ho utilizzato il termine stabilimento non a caso, proprio perché a differenza che in altre zone d’Italia e soprattutto d’Europa in primis le terme furono, nel Biellese, chiamate proprio stabilimenti idroterapici. In effetti si trattava di vere e proprie industrie in senso etimologico, e non solo dell’acqua: ad industriarsi non v’erano solo medici ma cuochi, facchini, stallieri, cameriere, personale di sala, maggiordomi, fornitori di merci, contadini, giardinieri. E l’elenco sarebbe probabilmente ancora lungo. Nella denominazione del luogo si riflettono, spesso, il carattere e l’indole delle popolazioni che lo abitano. Per convenzione poi gli stabilimenti divennero bagni; da qui i toponimi delle varie località nonché delle fermate tramviarie – sì, perché il turismo idroterapico sommato a quello religioso portò anche a questo: la tramvia operò dal 1911 al 1958 collegando Biella al Santuario di Oropa. È ancora possibile ripercorrerne il sentiero, rintracciando i resti del suo glorioso passato – più d’ogni altra opera architettonica, forse, è da ricordare il magnifico Girone delle cave di Favaro, un elicoidale preceduto da una breve galleria, tutt’oggi ben conservata, che consentiva di guadagnare metri di dislivello in uno spazio molto ridotto.

Immagine d’epoca presa dal web – la tramvia nel suo punto più spettacolare

Lo stabilimento di Oropa Bagni, dopo la direzione del Dottor Guelpa, passò di mano nel 1870 al Dottor Giacomo Mazzucchetti – anche lui biellese, di Andorno. Divenuto anche proprietario effettivo della struttura, il Dottor Mazzucchetti si spese per ampliamenti lussuosi che trasformarono lo stabilimento in una vera e propria clinica ben pubblicizzata su ogni rivista d’epoca: lo stabile iniziale divenne di tre piani, con “due padiglioni o corpi avanzati” ai lati, “fra cui intercede alquanto più addentro la massa principale della lunga fila di finestre e balconi”, con “sale ampie e eleganti per mensa, conversazione, lettura, ballo, bigliardo, scherma”, che poteva offrire “confortevole alloggio per ben 200 persone” ed in seguito fornito persino di ufficio telegrafico, postale e telefonico.

L’odierno degrado – copyright CameraObscura

Purtroppo l’accento posto sempre più su quelle che, inizialmente, non erano state che componenti accessorie dell’offerta alberghiera – campi da gioco, aree di svago, ambienti di lusso – portò ad un progressivo allontanamento dal primario scopo curativo in senso stretto. Intorno agli anni ’20 il declino si annusava nell’aria, perché ormai gli stabilimenti con alloggio si erano trasformarti in hotels con bagni: essenziale la differenza, dal momento che il Biellese aveva potuto puntare molto sull’avanguardistica messa in pratica delle cure idroterapiche ma, sul fronte prettamente turistico, ben altre mete potevano superarlo. Quando dunque l’indirizzo alberghiero cominciò a prevalere su quello medico ci si avviò, con inesorabile passo, verso il tramonto. Aggiungiamo poi che naturalmente il momento di gloria dell’idroterapia era ormai passato – e stava cominciando, mutatis mutandis, quello dei Sanatori.

E poi?

Oropa bagni passò attraverso varie cessioni e vendite e per un certo periodo le strutture furono utilizzate come colonia estiva della Curia di Alessandria. Nel 1987 Oropa Bagni divenne proprietà del gruppo Lauretana che acquistò anche le fonti d’acqua presenti in zona. Peraltro ci mise lo zampino, per così dire, niente meno che il diavolo in persona: negli anni ’80 si susseguirono spiacevoli episodi di cronaca locale legati a presunti riti satanici e messe nere, molti dei quali avrebbero avuto come scenario proprio la struttura abbandonata di Oropa Bagni. Personalmente sulla presenza del Maligno non mi pronuncio, ma su quella degli stupidi non ho alcun dubbio: nel 2000 si ritorna ai furtarelli nei cimiteri, alcuni lumini, angioletti ed altri oggetti funebri sottratti dalle tombe vengono ritrovati dalle forze dell’ordine proprio dentro ad Oropa Bagni – accompagnati, neanche a dirlo, da resti di candele nere e scritte inneggianti a Satana.

Nel 2018 vengono persino profanate delle tombe, i cui sfortunati ospiti debbono essere ricomposti successivamente – essendone state sparse le ossa. La fama sinistra di alcuni luoghi non ha assolutamente nulla a che vedere con essi, ma ha moltissimo a che vedere col grado di stupidità dei suoi frequentatori. Ho ricostruito questa storia per offrire un colore diverso agli “occhiali” tramite i quali guardare ad Oropa Bagni, mi piacerebbe dunque che chi si avventurasse tra queste pietre lasciasse perdere la presunta fama sinistra e i cialtroni che spacciano il luogo come infestato da chissà quali fantasmi. Gli unici fantasmi che infestano Oropa Bagni sono quelli della dappocaggine che abbiamo dimostrato nel non prendercene cura.

Esterni – copyright CameraObscura

Lascia un commento