L’ex polveriera in Valle Fredda

146.510 metri quadrati, 500 di superficie lorda di pavimenti del corpo di guardia e 2.090 costituiti da 19 riservette: ecco la grande area della ex polveriera di Mompiano, nel Bresciano. È tra il ’38 ed il ’40 che quest’area, prima proprietà privata, viene espropriata per essere destinata a polveriera: rimane ancora visibile la casa padronale, oggi adibita a magazzino. Inizialmente l’area viene utilizzata per l’addestramento militare, ma presto – con la costruzione delle riservette coperte – comincia l’attività di stoccaggio esplosivi e munizioni, queste ultime spesso assemblate in loco da manodopera perlopiù femminile.

20190407_175546-01.jpegLa Val Fredda è particolarmente adatta ad ospitare una polveriera, perché è una valle molto stretta e subito a ridosso di un monte (Maddalena): queste caratteristiche la rendono difficilmente penetrabile via terra, altrettanto difficilmente individuabile via aria, e soprattutto atta a contenere una possibile deflagrazione. Nonostante queste premesse, nel 1944 la polveriera viene bombardata: l’ufficiale tedesco in carico impedisce ai soldati ed alle donne di fuggire, parandosi dinanzi al cancello. Muoiono 21 persone, ancora oggi all’entrata c’è un monumento in loro ricordo.

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La polveriera esplode una seconda volta nel ’46, causando morti tra i militari: esplodono dieci bombe, vanno persi materiali e magazzini. Al momento della dismissione, nel 1992, ci sono in forze presso la polveriera di Mompiano trentotto soldati, il sito non ha più funzione di assemblaggio bensì solo di stoccaggio.

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Solo nel 2007 lo Stato acquisisce l’area militare dal Ministero della Difesa: cominciano gli interventi di bonifica, particolarmente difficili considerando che parliamo di un’area abbandonata da circa 25 anni. Nel 2009 è stato fatto brillare l’ultimo ordigno presente nell’area, che ora risulta completamente smilitarizzata. Nel 2018 è stato inaugurato in loco un parco pubblico, che si propone come spazio di discussione/gioco/interazione con la natura nel rispetto di quella che è stata la storia della polveriera.

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Per questo gli edifici sono stati mantenuti e messi in sicurezza. Purtroppo non tutta l’area è accessibile, inoltre nonostante l’impegno delle associazioni la gestione di un’area così ampia è particolarmente problematica. Alcune zone sono tutt’ora precluse al pubblico, sebbene essendo la recinzione in pessimo stato non sia difficile fare capolino dall’altra parte. Da sottolineare la presenza nel parco di alcune installazioni artistiche curate da ArteValle; un progetto partorito dagli Gnari de’ Mompia’ che si propone di approfondire il legame arte-natura.

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Cosa è possibile vedere ed immaginare, oggi, del passato militare di questo luogo? La risposta è “moltissimo”.  Ci sono innanzitutto le garitte, da cui le sentinelle fisse controllavano l’ingresso ed il perimetro. C’è ancora anche la doppia recinzione, che per un perimetro totale di 1380 metri creava un corridoio di ronda per le sentinelle con i cani. Le riservette sono forse la parte più interessante: hanno dimensioni variabili, tutte con copertura ingabbiata in strutture metalliche con funzione di parafulmini.

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Si caratterizzano per le pareti leggere, realizzate in forato, e per il tetto – una volta – di eternit: queste peculiarità garantivano in caso di esplosioni un contenimento del danno grazie alla friabilità del materiale, che sarebbe esploso in una miriade di pezzi senza opporsi all’impatto – poi arrestato dalle barricate in cemento.

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Per qualcuno queste sono rimaste le “casematte”, termine che mi ha affascinata moltissimo: case che paiono tali ma sono tutt’altro, definite matte in quanto escono dal normale ordine delle cose, sono false-case, potrebbero ospitare famiglie mentre ospitano armi e soldati. Nelle Riservette più piccole si teneva la polvere da sparo, mentre in quelle più grandi gli armamenti.

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Più in alto e in disparte ci sono gli edifici che contenevano il fosforo bianco in panetti – uno degli esplosivi di più difficile stoccaggio, in quanto brucia a contatto con l’aria. I cartelli rossi, bianchi e blu all’esterno delle Riservette indicano la tipologia degli esplosivi contenuti all’interno, numerati da 1 a 4, per segnalare la pericolosità. I depositi riservati alle munizioni, dalla caratteristica forma ad igloo, non sono più visibili in quanto crollati sotto la famosa nevicata del 1985. Per concludere, una passeggiata nel Parco la consigliamo: per chi non è avvezzo all’urbex questa può essere una bella esperienza di esplorazione “controllata”, oltre che resa ancor più piacevole dalle numerose attività promosse dalle associazioni del luogo – per le quali vi raccomandiamo di consultare il calendario.

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