Oggi raccontiamo una storia che causa prurito a molti. Quel genere di prurito che si avverte quando si sa che si sarebbe dovuto fare qualcosa, ma puntualmente non lo si è fatto. Parliamo di Italia, di storia, di patrimonio artistico. Parliamo di soldi, soldi che non ci sono mai, soldi che vanno a finire sempre altrove. Parliamo di amministrazioni comunali, che tentano di fare del loro meglio per il territorio – sebbene con i pochi mezzi che lo Stato consente loro di gestire – ma che si ritrovano spesso con le mani legate.
Siamo a Toscolano Maderno, perla del Lago di Garda. Siamo vicini al Vittoriale di Gardone, con le sue orde di turisti che non mancano mai nemmeno nelle giornate invernali più fredde. Specialmente negli ultimi anni il turismo – da sempre presente – è letteralmente esploso. Insomma, il posto giusto per un’attrazione artistica da visitare e valorizzare. E invece, guardando Toscolano dalla sua bella distesa d’acqua – magari stando oziosi ad ondeggiare su una barca – notiamo proprio sopra il bellissimo lungolago una villa che non versa apparentemente in buono stato, ma che ancora si erge splendida a dominare il paesello.
Se incuriositi tenteremo di avvicinarci, capiremo che la villa si trova dentro al Parco pubblico del Serraglio. Basta entrare nel parco e seguire il sentiero che si arrampica sulla collina per giungere al viale di accesso di questa antica dimora: le statue sono ancora lì ad accogliere il visitatore che abbia il tempo e la voglia di ammirarle. Che luogo misterioso è mai questo, ormai diventato ritrovo – ahimè – di compagnie di ragazzini che si dilettano nell’abbandonare rifiuti e rompere tutto ciò che è a loro portata di mano?
Per scoprirlo dobbiamo riportare indietro l’orologio di qualche secolo. Precisamente, torniamo all’anno del Signore 1656: Papa Alessandro VII sopprime il Convento dei Frati Serviti, proprietario in Toscolano di una vasta zona corrispondente all’attuale parco – all’interno del quale sorgeva una piccola casetta. La proprietà viene venduta all’asta perché mancano, diciamolo chiaro, i soldi per finanziare la guerra di Candia iniziata dai Turchi. Ad acquistare il Serraglio sono i Gonzaga, famiglia sulla cui importanza pare superfluo spendere troppe parole in questa sede. I Gonzaga, già proprietari in centro Toscolano di un Palazzo ben più fastoso, mettono quest’ultimo in comunicazione con la neonata Villa del Serraglio mediante un passaggio segreto sotterraneo. Il Serraglio diviene una dimora elegante, circondata da un parco con piante e fiori rari e meravigliosi giochi d’acqua.
È molto interessante leggere, nelle cronache che gentilmente riporta l’Avvocato Donato Fossati – reperibili sul sito degli Archivi del Garda – quali siano le attività a dir poco ludiche cui il Serraglio era destinato: sostanzialmente, la villa serviva per mantenervi le amanti di Carlo II Gonzaga. Egli era solito scegliere le proprie cortigiane tra le donne più corpulente ed adipose, con le quali intratteneva in loco vere e proprie orge – che portarono, infine, ad una formale separazione tra i coniugi. La colpa di tale separazione non sembrerebbe stare tutta dalla parte di Carlo, se si vuol pettegolare: pare che la moglie, stanca di codesti comportamenti, contemporaneamente alle scappatelle del marito si intrattenesse volentieri nel passaggio segreto con diversi amanti. Proprio per questo la villa del Serraglio prese il nome di serraglio delle donne e il tunnel segreto venne soprannominato serraglio degli uomini.
Saltando qualche passaggio di proprietà importante (vi figurano anche i Monselice) si arriva a parlare dell’austriaco Lignet, il quale una volta in possesso del Serraglio procede alla costruzione di un albergo a ridosso della collina. Un aborto edilizio, come tale è raccontato dalle fonti che abbiamo a disposizione: proprio per rimediare a tale sfacelo il Comm. Bianchi, residente all’epoca in quello che è diventato poi l’Hotel Golfo, acquista l’intera proprietà e fa demolire l’ignobile albergo. Procede poi ad un attento restauro condotto tra il 1906 e il 1911: la Villa torna ad essere testimonianza degli antichi splendori, nel parco vengono persino ripristinate tutte le opere idrauliche dei Gonzaga. Purtroppo questo stato di cose non dura a lungo, e personalità di tal genere – e verrebbe da dire con tali risorse – non sono eterne.
È così che nel 1985 il Comune entra in possesso del Serraglio. Non di tutta la proprietà, solo di una parte – quella in cui si trova la Villa: l’altra è in mano a un’impresa edilizia che comincia a realizzare l’ambizioso progetto di un complesso residenziale a ridosso della collina. Possiamo immaginare quali sarebbero state le considerazioni del Bianchi, che aveva trovato deturpante persino il ben più piccolo progetto del Lignet. Nonostante una frana non da poco si stacchi dal fianco della collina salvando per miracolo la Villa del Serraglio, i lavori procedono ed il complesso residenziale viene ahimè portato a compimento.
Quale la situazione oggi? Il Comune si trova alle prese con una villa molto rimaneggiata e che negli anni di incuria e modifiche ha perso gran parte del suo gran fascino. L’inciviltà ha fatto il resto: il parco è sporco, versa in stato di abbandono. Il Comune provvede a tenere chiusa la villa, ma periodicamente essa viene riaperta da ladri e vandali: due anni or sono vi si trovava la porta semplicemente spalancata, ora che si è provveduto a chiuderla efficacemente qualcuno ha avuto il buontempo di spaccare tutti i vetri delle finestre a sassate. All’interno è stato portato via tutto ciò che era trasportabile, talvolta – se ne deduce – con non poca fantasia. Sono stati prelevati persino il camino in marmo, i bassorilievi, parte delle vetrate a piombo, gli stucchi, le statue. La villa giace muta nel suo grido, vittima di tutte queste turpi aggressioni.
Ai cittadini – almeno a quelli educati e civili – piacerebbe che si potesse fare qualcosa in merito. Diverse volte le amministrazioni comunali hanno appoggiato iniziative volte a migliorare la situazione, non ultimi i campi di Legambiente per ripulire il parco. La verità è che non ci sono stati i soldi per far di meglio, e forse ora – nello stato attuale delle cose – non ne vale più la pena. Un gran peccato, c’è chi avrebbe fatto la fila e pagato un profumato biglietto per ammirare la bellezza del Serraglio.