Molti conoscono il famoso campanile del lago di Resia, che affiora dalle acque ricordando il paese sommerso nel 1950 a causa della costruzione della diga. Molti meno conoscono, invece, un’altra affascinante storia simile il cui scenario è sempre il nord Italia, e più precisamente la Valvestino. Siamo vicini al Lago di Garda, affollato come sempre di turisti, eppure sembra di essersi spostati di centinaia di chilometri: la Valvestino è deserta, quasi sempre, fatto salvo per i motociclisti che amano godersi la strada tortuosa e panoramica che la attraversa. Il toponimo deriva dai monti Vesta e Stino, che chiudono la valle ad ovest. La leggenda narra che i sette paesi della valle siano stati fondati da altrettanti fratelli in pessimi rapporti l’uno con l’altro, al punto di volersi sparpagliare per la valle per mai più vedersi. Il fratello più furbo avrebbe fondato Moerna, il paese in cima alla valle, per poter spiare gli altri senza essere visto.

Nel 1959 inizia la costruzione dell’enorme diga di Ponte Cola, completata quattro anni dopo: la diga imprigiona le acque dei torrenti Toscolano e Droanello, creando il lago artificiale di Valvestino. Si tratta di un’opera faraonica, può contenere 52 milioni di metri cubi di acqua e soddisfa – alimentando la centrale elettrica – il fabbisogno di energia annuale di circa 30.000 abitazioni.

Le acque del lago sono incredibilmente azzurre, di una sfumatura che lascia senza fiato. La sponda di Vesta, quella opposta all’unica strada esistente, è raggiungibile solo a piedi o in barca: si tratta di un’area wilderness di grande importanza, 1525 ettari di flora e fauna incontaminate. Pochi sanno che sotto le acque blu del lago si nasconde lo scheletro di un’epoca passata: una vecchia dogana, ultimo baluardo di quando la valle era terra di confine. Era l’edificio preposto al controllo delle merci in entrata ed uscita dall’Austria-Ungheria, la Valvestino infatti fu annessa all’Italia solo nel 1916. Quando il pompaggio delle acque rallenta o è sospeso del tutto capita di veder riaffiorare le mura della dogana dalle acque: è una situazione rara, che regala uno scorcio meraviglioso sul passato. Sembra che le mura dell’edificio emergano dalle acque come fantasmi, solo per pochissimi giorni – quando Enel per necessità di manutenzione mantiene bassissimi i livelli del lago. Decenni di vita sommersa, per vedere la luce solo pochi instanti.

Qualcuno ci vede un presagio sinistro, quasi il passato volesse ricordarci che non possiamo stravolgere il paesaggio a tal punto pensando che non vi siano conseguenze. Le vecchie pietre sembrano ricordarci l’epoca in cui l’angusta valle era percorsa solo da sentieri e mulattiere, vie lungo le quali si snodava il traffico di carbone vegetale verso la Repubblica di Venezia. Anni di un’economia più sostenibile. E chissà che davvero quel riaffiorare dalle acque non sia un monito inascoltato.

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In the North of Italy, near Garda lake, there is an unknown valley called Valvestino. The legend tells there were seven brothers who did not fit together, end everyone of them established a village in the valley. Valvestino became italian just in 1916, before it was austro-hungarian. In 1959 in the valley a big dam was built to produce electricity, this dam produced an artificial big lake. Beneath the waters there is the shell of an old buildig, the customs that once delimited the borders. It’s very rare but sometimes, when the water level is low, you can see the customs soaring from the waters as a ghost.