Lo spartito del Diavolo, il mistero della Madonna delle Vigne.

Ci son luoghi che, per loro stessa natura e ubicazione, non possono che essere raccontati con un velo di mistero. È il caso di molti e suggestivi abbandoni nel cuore del Piemonte, in particolare nella zona del vercellese, dove tra le gelide nebbie sospese sulle risaie è facile perdersi in suggestioni d’altri tempi. Oggi andiamo a visitare la Chiesa del Santissimo Nome di Maria, altrimenti conosciuta in loco come la Madonna delle Vigne, alias la Chiesa dello Spartito del Diavolo.

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L’esterno della Madonna delle Vigne.

Nascosta quasi completamente dalla boscaglia, la chiesa – che si colloca sulle colline tra Trino e Montarolo – sembra quasi materializzarsi davanti al visitatore che procede sul sentiero. Colpisce prima di tutto l’occhio la sua pianta ottagonale ed inusuale, che la rende maestosa e nonostante le ridotte dimensioni. Di questa Chiesa s’è detto e raccontato molto, perché come altri luoghi di cui ci siamo occupati (es. Villa De Vecchi) rientra fra le mete ricercate da appassionati di esoterismo et similia; senza contare poi il richiamo al panorama satanista (non dimentichiamo che la zona non è nuova a tali fenomeni).

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L’interno, con la nicchia vuota sopra l’altare.

Perché Madonna delle Vigne, se di vigne nelle immediate vicinanze non ve n’è neanche l’ombra? E perché Chiesa dello spartito del Diavolo? Procediamo con ordine. Le zone del vercellese erano ovviamente paludose anche in passato, ed intorno al XII sec d.C. alcuni monaci provenienti dalla Francia ottennero la possibilità di bonificare una parte di questo territorio e stabilirvi un bel complesso abbaziale. Le vicessitudini successive portarono ad un frazionamento di tutta la proprietà, ed il lotto comprendente l’abbazia finì in possesso del Duca de Ferrari di Galliera – il quale si poteva fregiare grazie alla famiglia Savoia del titolo di Principe. Da qui prese il nome il Principato di Lucedio, poco distante dalla Chiesa che visitiamo e molto conosciuto per la sua storia e le leggende che vi gravitano intorno: il nome Lucedio, infatti, parrebbe potersi rifare a “luce di Dio” tanto quanto a “Dio di Luce” e cioè Lucifero.

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La cupola interna.

Si tratta di un complesso meraviglioso tutt’oggi esistente ed ospitante una tenuta agricola prestigiosa, che poco ha a che spartire con le macabre leggende sempre circolate su questo luogo – cripte nascoste, cadaveri mummificati di abati, passaggi segreti e persino fiumi sotterranei. A questa rete di fitti cunicoli misteriosi sarebbero collegati, secondo una delle molte leggende, anche la chiesa della Madonna delle Vigne nonché il vicino cimitero di Darola, teatro negli anni passati di maldestri riti satanici trasformatisi soprattutto in ignorante vandalismo.

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Il degrado di Darola.

Tornando alla nostra Chiesa, possiamo dire che sia stata costruita all’incirca alla fine del ‘600 e che sia stata quanto meno oggetto di manutenzione fino a ‘900 inoltrato. Consiglio caldamente la lettura del libro Gli stregoni della musica, di Volterri e Ferrante: grazie al loro lavoro posso ora cercare di sintetizzare il mistero che la avvolge. Innanzitutto chiariamo come mai è conosciuta come Madonna delle Vigne: anche se ora, entrando, non rimane che una nicchia vuota nell’abside a salutarci appare chiaro che una statua un tempo vi dovesse essere. Si trattava probabilmente di una scultura lignea di Madonna, che sarebbe stata trasferita negli anni ’20 del secolo scorso in una vicina parrocchia.

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La cappella di Darola, ormai inghiottita dai rovi.

Dal momento che la statua pareva, per la conformazione delle braccia, dover reggere qualcosa nella mano, la domestica del vicario di Mortarolo – stando ai documenti che ci sono pervenuti – avrebbe preso l’abitudine di collocarle in mano un rigoglioso grappolo d’uva (e da qui il nome). Per quanto riguarda lo spartito del diavolo è tutt’altra la storia da raccontare: appena entrati nella piccola chiesa, se ci si volta si noterà proprio di fronte all’altare – sulla parete sopra l’entrata – l’affresco ormai piuttosto rovinato
raffigurante uno spartito musicale.

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Lo spartito del diavolo rappresentato sotto l’organo.

Secondo la leggenda, la melodia riportata su questo spartito sarebbe stata in grado di imprigionare in una cripta segreta sotto la chiesa lo spirito del Maligno. Mefisto sarebbe però pronto a riapparire nel caso in cui la melodia venisse suonata al contrario, cioè eseguendo il pentagramma da destra verso sinistra. Sicuramente un’ipotesi affascinante, che ha attirato diverse tipologie di visitatori in questo luogo. Personalmente non ho notato odor di zolfo soffermandomi ad esaminare lo spartito, ma si sa, ognuno è suscettibile a diversi stimoli e l’esoterismo per quanto intrigante non solletica le mie corde.

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L’atmosfera magica all’interno della Chiesa.

L’ipotesi avanzata dagli autori del libro che ho citato è molto più verosimile ed anche interessante storicamente: dal momento che la chiesa è molto piccola, non vi era ovviamente lo spazio necessario ad ospitare un organo. Esistevano però nel ‘700 degli organetti meccanici che potevano essere azionati a manovella, e potrebbe darsi che proprio uno di questi esemplari fosse presente alla Madonna delle Vigne. A sostegno di questa teoria ci sarebbe l’affresco di un oggetto molto simile ad una manovella, osservabile alla destra del pentagramma.

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Particolare dell’affresco: sopra il quadrato rosso alla destra dello spartito sarebbe visibile la presunta manovella.

Gli organetti meccanici si azionavano girando la manovella in senso orario, ed un fermo ne impediva il funzionamento in senso contrario. Se però il fermo si fosse guastato o fosse stato rimosso, la melodia suonata in senso inverso sarebbe sicuramente risultata dissonante… In poche parole, da pelle d’oca; forse tanto da temere che vi si nascondesse dietro proprio il diavolo in persona. La Madonna delle Vigne è stata ormai spogliata di tutto quanto poteva essere asportato. Qualcuno è anche andato a caccia dei presunti sotterranei, rompendo il pavimento. Le solite croci rovesciate ed il 666 accompagnano la nostra visita sia qui che a Darola. Chissà cosa farebbero davvero molti satanisti della domenica, dovesse veramente comparir loro Belzebù in una nuvola gialla? Mi piacerebbe proprio assistere alla scena.

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