Gli elementi per una storia da camino acceso in una sera d’inverno ci sono tutti: una nobile famiglia, ebraica, legata probabilmente alla massoneria; un fantasma o presunto tale, una nidiata di piccoli barbagianni ed una collezione preziosissima di libri. Di chi parliamo? Della famiglia Weil Weiss, e per farlo ci spostiamo a Bombardone – Lombardia – dove con non poca fatica siamo riusciti a vedere ciò che resta di un meraviglioso palazzo nobiliare.

Ignazio Weil Weiss nasce come ebreo austriaco a Zagabria, nel 1817: la famiglia si trasferisce, lui ancora infante, in quel di Verona. Barone niente meno che di casa Savoia, dopo l’annessione del Lombardo-Veneto gli viene concessa la cittadinanza sarda ed ottiene in amministrazione il Baronato di Lainate. Di lui ci interessa in particolare uno dei sei figli: Giuseppe, sposo di Giselda Von Morpurgo.

Giuseppe studia giurisprudenza, è cinque volte deputato al Parlamento Italiano ed è un personaggio molto interessante, di quelli sui quali i “si dice” si sprecano. Si dice ad esempio che sia stato indagato dalla Polizia Vaticana, e si dice che sia un massone. Si dice persino che sia tornato su questa terra sotto forma di fantasma. Ma andiamo con ordine: il Barone Giuseppe, sul quale vogliamo riportare qualche fatto e non solo chiacchiere, di sicuro è un bibliofilo nato: amante della carta in tutte le sue declinazioni, ama collezionare edizioni pregiate curate da artigiani francesi ed italiani assai rinomati.

Come molti nobiluomini dell’epoca, è un imprenditore “illuminato”: si occupa del benessere dei territori dove ha stabilito la propria residenza, fa costruire asili, scuole di cucito ed economia domestica, bonifica i terreni, realizza opere idrauliche. A Bombardone costruisce quello che in zona conoscono semplicemente come “Il Palazzo”, una dimora nobiliare che dir stupenda è dir poco ove risiedere con l’amata Giselda. In effetti la costruzione – o quel che ne resta – è così spettacolare che ben si comprende come al tempo non fosse necessario specificare di che palazzo si trattasse: l’articolo determinativo era più che sufficiente.

Il Palazzo è un’opera in pieno stile liberty, circondato da una maestosa tenuta di caccia e da edifici adibiti ad uso agricolo. Vi soggiornano come ospiti i Savoia ed altre famiglie dai nomi altisonanti. Il Barone deve essere un ospite piacevole, colto, amabile se lo giudichiamo dalla sapiente bellezza della sua dimora. Invecchiando, nonostante la sua profonda affezione al Palazzo, si trasferisce in Milano e qui dona – fortunatamente – la propria maestosa collezione di libri al Comune (oggi la collezione è alla Trivulziana ed è di inestimabile valore). Fortunatamente, abbiamo detto: altrimenti in questa nostra bella Italia, la collezione di libri pregiati l’avremmo trovata a marcire sotto le macerie di quel che resta del Palazzo.

Il Barone e la moglie chiedono di essere sepolti nella loro tenuta a Bombardone, e vengono accontentati. Purtroppo si dice che il bene viene dimenticato in fretta, e mai parole si sono dimostrate più vere: passano gli anni ed il Palazzo viene abbandonato all’incuria ed all’inciviltà. Anche la tomba dei consorti, nelle vicinanze del cimitero di Zinasco, rimane silente nel suo cupo abbandono… fino ad una sera d’agosto nel 1980. Ci piace immaginarcela torrida, questa sera in cui il Barone gioca un brutto tiro ai suoi compaesani: una di quelle notti in cui il cielo è una trapunta di stelle, non si muove un alito di vento, e quasi non si riesce a parlare per il frastuono dei grilli. In paese le luci delle case sono accese, per la maggior parte filtrano tra le persiane accostate nel vano tentativo di lasciar fuori la canicola.

Ma c’è ancora qualcuno che non è rientrato, e che il caso vuole stia proprio passando accanto alla tomba del Barone Weil Weiss. Magari assorto nei suoi pensieri, il malcapitato passante sobbalza non poco all’udire dei gemiti provenire dall’interno della cripta. Gemiti che paiono proprio umani, come se qualcuno di evidentemente non troppo morto tentasse di respirare con fatica. Inutile dire che la notte successiva, accanto alla tomba del Barone, si raduna una piccola folla: c’è chi pensa sia il suo spirito, tornato a vendicarsi per la sepoltura effettuata fuori dal cimitero (in quanto ebreo). Qualcuno chiama un medium, qualcuno chiama il medico condotto, e qualcuno chiama i Carabinieri: insomma, ci sono proprio tutti davanti alla vecchia cripta.

Il medico sostiene possa trattarsi di una grossa biscia, la medium Angela Marangon di Sairano diffonde il messaggio del defunto Barone, che chiederebbe d’esser lasciato in pace. Il parroco non si pronuncia, ma nemmeno si rassegna alla processione di curiosi che notte dopo notte va avanti arricchendosi di cacciatori di fantasmi, gente armata di registratori e macchine fotografiche. Così non si può andare avanti, probabilmente c’è più folla dinanzi alla cripta abbandonata che in chiesa: e per dirla alla De Andre, il furto d’amore sarà punito – disse – dall’ordine costituito. E’ così che, anche in mancanza di eredi, si giunge alla improrogabile decisione di esplorare la cripta alla ricerca della soluzione del mistero.

Parapsicologi e parroci, contadini ed acchiappafantasmi, scettici carabinieri in uniforme, signore col capo coperto che gridano già al miracolo: ben nutrita e variopinta è la processione degli spettatori. Ed ecco levarsi con un soffio il velo di Maya sulla verità: si tratta niente meno che di una famiglia di barbagianni, i cui piccoli – tre batuffoli – sono i principali responsabili dei presunti sospiri, rantoli e gemiti del Barone. Bello scherzo ci ha giocato, il buon Giuseppe Weil Weiss: ma assai meritato, se pensiamo alla misera e vergognosa condizione in cui abbiamo lasciato sprofondare la sua meravigliosa dimora. I tetti sono per la maggior parte crollati, tutto l’edificio è circondato ed invaso da rovi così alti che pare di entrare in una giungla.
La bellissima boiserie lignea sta cadendo a pezzi, ancora si trovano per tutta la villa libri e vecchie riviste tra le macerie. E chissà quanto è andato perso. Il salone principale è di una bellezza commovente: le vetrate in stile art déco sono un pugno al cuore, perchè ancora intatte. Danno la misura esatta del provvisorio, perchè dureranno ancora poco purtroppo – poi la loro bellezza, come le opere di bene del Barone, andrà perduta per sempre.
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This is a wonderful mansion in the North of Italy, built by Baron Weil Weiss who was an entrepreneur, philantropist and politician and who lived straddling the XIX and the XX century. It’s all art nouveau, wonderful with the wooden boiserie and the magnificent fireplace. We found inside some breathtaking liberty windows, representing flowers and plants. Even if the Baron was a very important person who helped his village growing up, now his mansion is abandoned and almost broken down. The curious thing about the Baron is that in 1980 somebody heard from his grave a sound similar to a human groan: during all August of that year, people from everywhere rushed on the grave to hear the Baron barely breathing from the dead. In September, the authorities decided to verify what was happening beyond the grave: the found a whole family of barn owles, with the little ones probably responsible for creating those strange sounds. I like to think that, someway, the Baron made a joke to punish who did not take care of his wonderful home.