Quell’inverno a San Primo, con la neve rosso sangue.

Ore 4:30 della notte. Una notte fredda di marzo, anzi, una notte gelida. Siamo tornati indietro al 1946: altri anni, anni in cui ancora l’inverno significa neve abbondante. E a cavallo tra l’anno della fine della guerra ed il successivo, i fiocchi non si fanno desiderare. A San Primo – frazione di Bellagio (Lombardia) – la neve è la benvenuta, gli sciatori sono numerosi, arrivano anche dall’estero. C’è dentro al cuore di tutti quel bisogno intimo e feroce di dimenticare in fretta l’anno precedente, la guerra, la fame, l’insicurezza del domani. C’è bisogno di allegria, di stare leggeri. Anche il bosco è leggero, perchè durante la guerra lo hanno martoriato come mai prima: una deforestazione incontrollata sulle montagne del comasco, mutilate proprio appena prima di questo inverno rigido.

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Il Grande Albergo prima della valanga, foto presa dal web.

Insomma, è il ’46 e tutto è  bianco sotto la luna di questa notte. Forse per via di alcuni sciatori inesperti, forse per via del caso, forse perchè deve andare così – alle 4:30 si stacca una slavina dal Monte San Primo e corre, corre verso l’Albergo omonimo. Corre come solo la neve sa fare, con quel rumore che solo chi ha assistito ad una valanga sa riconoscere: wwuoom. Il Grande Albergo Parco Monte San Primo è stato costruito nel ’28, con granito dei massi erratici della zona: non si muove di un millimetro. La depandance accanto, costruita in parte in legno, viene completamente sventrata.

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Ecco come si presenta oggi.

I morti sono undici, uno solo il sopravvissuto – estratto vivo dalla neve dopo 36 ore, un miracolo. Gli altri la neve li ha coperti, letteralmente, come un lenzuolo funebre. Ma i soccorsi scavano. scavano senza sosta e assistiti da una forza che pare sovrumana. Ricordano in molti il parroco di Civenna, Don Pietro Caprotti,  tra i primi ad arrivare: la veste lo ostacola nelle operazioni di soccorso, se la lega alla cintola e scava con così tanta foga da non rendersi conto delle ferite sulle mani che tingono la neve di rosso.

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Una delle camerette singole, sicuramente ad uso del personale.

Questo particolare i presenti lo ricordano chiaramente, anche perchè Don Pietro è un prete particolare – motociclista, antifascista, dichiarato “soggetto pericolosissimo” dal regime. Un uomo da non sottovalutare, che purtroppo però non può modificare il corso disperato degli eventi. Inaspettatamente, dopo 16 giorni dalla slavina vengono ritrovati nella porcilaia sommersa dei maiali ancora vivi.

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L’ortografia forse è discutibile, l’ordine gerarchico meno.

Il destino dell’albergo è chiaramente segnato, segnato col sangue: anni di declino, un tentativo di rémise en forme col nome di Chalet Selva, ma il successo non arriva. Negli anni ’50 viene adibito a colonia montana per conto dell’Ex Opera Pia Bonomelli: lo ripopolano i bambini, che con le loro risate e la loro spensieratezza alleggeriscono la tetraggine dei ricordi.

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Il refettorio.

Purtroppo, destino comune a tutte le colonie, durante gli anni ’80 la colonia viene dismessa e l’edificio abbandonato: possibile che il destino di tutti questi luoghi sia già scritto? Provo, nell’infinito mondo del web, a cercare testimonianze di questi bambini ora cresciuti: sono tutti qui, tutti ricordano con gioia ed affetto queste mura e queste stanze. Ho visitato questo luogo in un freddissimo pomeriggio d’inverno, luce scarsa, temperatura innominabile, un metro di neve da scavalcare per poter accedere.

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Il corridoio al piano seminterrato.

Oggi rimangono i banchi del refettorio, le interminabili file di docce, i letti nelle camerate: quanti ci avranno dormito il sonno dell’infanzia? E chissà quanti sogni, quanti sorrisi prima di abbandonarsi tra le braccia di Morfeo. E qualche pianto, perchè no; non tutti amavano restare lontano da casa. Un biliardino smembrato ricorda pomeriggi di partite eterne.

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Il biliardino.

Niente, personalmente, mi fa più accapponare la pelle degli echi di risate dei bambini che furono – e qui, questi echi, sono ovunque. Non è solo una sensazione di paura, piuttosto di lancinante senso di perdita: quello che ci riguarda tutti, da vicino, perchè ognuno di noi ha in fondo dimenticato da qualche parte il bambino che era. I bambini credono alla magia, e proprio per questo sono in grado di compierla: i luoghi dove hanno vissuto sembrano contenere ancora un poco di questa strana forma di onnipotenza infantile. Ma la magia non è solo quella buona, ce lo insegnano le fiabe fin da piccini… per dirla con Stephen King, i mostri sono reali e anche i fantasmi sono reali. Vivono dentro di noi e, a volte, vincono.

 

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Una delle docce riservate ai piccoli ospiti.

 

Fate piano uscendo sul corridoio, forse se sarete silenziosi riuscirete ancora a sentire i passi della signorina che passa dopo cena, a controllare che tutti siano in silenzio sotto le coperte.

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L’attaccapanni della hall.

*** ENGLISH *** This is an abandoned hotel located on the mountains in the North of Italy. After the II WW, while people were trying’ to forget everything about the hard times passed by, a lot of skiers were used to come here during winter holidays. It was the winter of the 1946 when, in March during a very cold night, an avalanche came down from the mountain of San Primo and completely destroyed the wooden depandance of the hotel. The rest of the building, even if hit by the avalanche, did not fall down because of the stones it was built with. Deads were eleven, just one person was found alive after 36 hours – some kind of miracle. People around here still remember the priest digging till the snow around his hands became red because of his blood. After this disaster, during Fifties, they tried to relaunch the hotel with another name – but it did not work, so the activity closed. Then the building was transformed into a camp for children, and it reamained open till Eighties. Now it’s completely abandoned, and it’s so impressive to still find the beds in the dormitories. You can completely feel the emptiness, much more if you consider that once these roooms were filled up with joy and laughts.

23 pensieri riguardo “Quell’inverno a San Primo, con la neve rosso sangue.

  1. Sono una delle bambine che hanno trascorso per tre anni di seguito le vacanze estive nella colonia. Gli anni erano tra il 72 e il 75. Sono stata felice in quella colonia e tutt’oggi la ricordo con nostalgia e affetto. Amicizie, primi amori, giochi, lunghe passeggiate nei boschi.. bellissimo!!! Grazie per il racconto… emozioni a mille. Carla Calabrò

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    1. Ciao. Sono uno dei bambini che ha trascorso giorni felici in quella colonia negli anni 73-75.
      Anche se sono passati 45 anni ho dei frammenti di ricordi piacevoli di quelle estati.
      Ho rivisto per caso l’edificio ormai abbandonato circa 10 anni fà.. Ricordo ancora le due verande dove si giocava a biliardino e si vedeva il cineforum la sera.
      Ricordo la chiesetta e la salita sul monte S.Primo e a metà percorso le scorpacciate di mirtilli raccolti.
      Grazie per avermi aperto i cassetti della memoria
      Armando Brambilla

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      1. Caro Armando,

        ho da poco trovato una fotografia datata 31.08.63 , vi sono i nomi delle bambine con le quali fui fotografata:
        Manuela Giuseppina Marinella Claudia
        Daniela Franca Maria Rita Margherita
        Marina Donatella MariaAssunta Daniela Donatella Zanoni Luciana

        Mio padre fu deportato nel 1943 e rientrò in Italia nel ‘47, morì a 37 anni il 17.03.1963
        Nella foto sorrido – “ fate un bel sorriso!” –
        Se volessi contattarmi ne sarei felice.
        Grazie, Patrizia

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  2. Ciao sono una delle bambine che visse quell’ esperienza gioiosa e indimenticabile per 4 estate dal 1966 al 1970.
    Devo ammettere che io e un altra bambina ne abbiamo combinate di marachelle ed eravammo molto felici .quando penso i luoghi nonostante siano passati molti anni sento ancora gli odori .mi vedo senpre felice e sorridente .Vorrei che questa Colonia si riaprisse ancora per i bambini specialmente per i piu bisognosi per vederli felici e respirare aria buona .Io ogni tanto ritorno in quei posti per vedere se ci sono bambini ma haime’ ogni volta la colonia la trovo vuota.dimenticata.quest’ anno ci ritorno e come sempre spero di sentire le voci dei bambini…
    Morena di Milano

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    1. Ciao Morena, mi fa molto piacere la tua testimonianza. La realtà delle colonie ormai è andata persa, e chissà che non sia un grande peccato. Si aveva occasione di socializzare e stringere amicizie, sicuramente era una scuola di vita in un certo senso che ora coi ragazzi davanti a TV e consolle potrebbe essere una valida alternativa.

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    2. Da quando svevo 5 anni fino a una decina di anni fa la mia famiglia è stata proprietaria dello chalet che c’è a mezza costa sulla sinistra dopo il ristorante “Genzianella”. Sono legatissima a San Primo e alla colonia Bonomelli dove venivo per la messa e per le proiezioni dei film il sabato sera. Per caso lei si ricorda quanti bambini, quante educatrici, e quante persone dello staff ‘erano in quegli anni ? Faccio parte del gruppo Facebook. “Per monte San Primo” formatosi nel 2023 a sostegno del Coordinamento “Salviamo il Monte San Primo” con lo scopo di modificare un progetto della Comunità montana del Triangolo Lariano e del comune di Bellagio che prevede cannoni da neve, cementificazione, tapis roulant, piste di plastica e giochi da luna park sul pianone. Attualmente la colonia e diventata proprietà del comune di Bellagio e in tanti siamo preoccupati per l’utilizzo che ne verrà fatto. Per favore , se ha le informazioni richieste mi contatti sul mio profilo Facebook o sulla mia mail: dronda@alice.it Grazie

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  3. Ciao sono Enrica una delle bambine che ha passato due estati ‘72 / ‘73 in questa colonia io avevo la divisa della Siemens Elettra. Tutto quello che avete scritto l’ho passato anch’io.Bellissimi ricordi.

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  4. Ciao io non ci sono stata qui, ma sono stata in altre colonie e colleggi,sono d’accordo con molti di voi,socialità natura, primi amori, vedere oggi questa gioventù mi fa un po tristezza.
    Volevo sapere di chi è oggi questa proprietà?
    grazie
    Monica Milano

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  5. Finalmente trovo una pagina davvero interessante su questo posto, e non le solite stupidaggini su fantasmi e roba simile. Non sapevo nulla della valanga del ’46, e ho notato anche una differenza tra la foto dell’albergo e la struttura dell’edificio adibito a colonia: il livello della strada, perché quando era un albergo l’edificio aveva più piani. La strada attuale è al livello del primo balcone frontale, che probabilmente poi è stato trasformato nell’entrata principale. Le due ali laterali in legno, che ai tempi della colonia si usavano una come sala di ritrovo per spettacoli e per la messa, l’altra per il biliardino, nella prima foto sono molto più alte. Immagino che la valanga abbia fatto lì le sue vittime.

    È stata l’unica colonia in cui mi sia trovata bene, e io ne ho fatte tante di vacanze in colonia. Ci ho passato le estati del 1979 e 1980. Quando sono tornata a casa ho pianto in tutte e due le occasioni, non mi era mai successo prima.
    Si trattava di colonie gestite da suore, questo spiega la presenza di crocefissi che gente facilmente impressionabile riconduce a chissà quali messe nere. Ogni tanto passo da quelle parti e piacerebbe anche a me avere il coraggio di entrare nell’edificio e rivedere quegli spazi, per esempio la camerata che c’era all’ultimo piano, riservata alla “squadra” 5° femminile (quella delle ragazze più grandi), coi pavimenti in legno che scricchiolavano anche solo se ti giravi nel letto. Oppure il refettorio, con quel particolare odore di caffellatte al mattino e di minestra al pomeriggio. Ho ancora delle foto di quando ci sono stata da ragazzina, prese nel giardino con il campo da calcio, le giostrine di metallo e i tavoli di legno, e della chiesetta sulla collinetta di fronte. Non voglio essere scontata, ma devo proprio dire “bei tempi”. Ricordo ancora la canzone che finiva con “Parto con gioia si sa ma a San Primo io voglio tornar!” 🙂

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  6. Anch’io sono stata alla colonia Bonimelli, la mia mamma era addetta al guardaroba . Ricordo le passeggiate e la messa della domenica quando i parenti venivano a trovarci . Ricordo la gita alla Madonna del Ghisallo dove il pulmino ci lasciò a piedi 😂…

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  7. Enrica… Siemens Elettra!! Fantastico..io invece avevo la divisa Kodak! Ho ancora filmini girati appunto con una cinepresa Kodak dove si vedono momenti felici trascorsi con le famiglie nella giornata dedicata alle visite.
    Carla Calabrò

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  8. E la passeggiata che ci portava fino a Bellagio, la rivalità calcistica con i Martinit di Piano Rancio…si è proprio aperto il baule dei ricordi. Ho trascorso 7 estati che mi sono rimaste scolpite nella memoria (chissà come mia madre a riuscita a farmi fare anni extra come fuori quota). Il periodo è proprio quello dei primi anni settanta.
    Sono passato in quella zona qualche anno fa, non ci tornavo da allora. Quando ho visto lo stato di abbandono della mia vecchia colonia mi si è stretto il cuore. E’ bello però vedere che la memoria non è andata del tutto perduta.
    Grazie

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  9. Sono una ex “signorina”della co!onia Bonomelli ,mi chiamo Virginia Milani,,più o meno era il 1970..Allora c’erano anche le suore ,e proprio lì ho ritrovato la mia suorina dell’asilo suor Giannina,poi mi ricordo del “signor Borghesan”,coordinatore dell’Opera Bonomelli..Bei ricordi di passeggiate e canti di”Viva la gente” .Avevo diciott’anni . Ok si

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  10. Ciao , sono uno dei quei bimbi che in un estate , tra l80 e l’83 non ricordo esattamente l’anno…ha soggiornato nella colonia bonomelli insieme a mio fratello. Ricordo con piacere Padre Andrea e le lunghissime avventure nei boschi, tra ruscelli e campi di fiori…ricordo con altrettanto piacere il cineforum serale che mi distoglieva un pò dalla nostalgia di casa…ero piccolo…8-9 anni
    ..ieri sono passato a s.primo e mi ha dato un enorme dispiacere vedere una così bella e storica struttura completamente lasciata all’abbandono…ho provato ad entrare ma porte e finestre sono murate…beh insomma ..forse solo un salto nel passato per rivivere quegli anni spensierati ma almeno oggi ricercando ho trovato questa bella pagina..

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  11. Io sono passato davanti a quella colonia da turista, e mi ha da subito affascinato. Sarebbe bello far ritornare in vita questa struttura, con una funzione o con un’altra!

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  12. Buongiorno, sono una delle bimbe che tra il 1978 ed il 1980 ha passato alcune settimane nella colonia Bonomelli. Padre Andrea rendeva le giornate piacevoli, così come le assistenti. Con me c’era anche mia sorella, il primo anno, quello che ho trascorso in lacrime per la nostalgia di casa, ma devo dire che non ci facevano mancare nulla…risate, calore… Ricordo la fila per la merenda, pane e nutella…o quella al momento della doccia… Bei ricordi.

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    1. Io sono una bimba che ha soggiornato le estati 1967-68-69-70 anni felicissimi.noi ci davano pane e marmellata e pane cioccolata che faceva una nonnina con il latte delle sue mucche altro che Nutella,un cioccolato così buono non l’ho più mangiato 🙋

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  13. Non conoscevo questo tragico episodio, l’esatto opposto della mia esperienza vissuta in questa colonia nell’estate del 1961. Avevo a quel tempo la stessa età, curiosità ed entusiasmo della mia nipotina Olivia, quasi nove anni. Tra i molti ricordi, uno: il racconto fantastico nella penombra della depandance rivestita di legno di un missionario reduce dalla foresta amazzonica che vede protagonista un chilometrico anaconda che scivola silenzioso tra l’intricata vegetazione catturando l’attenzione di tutti i presenti.
    Ancora ricordo i cestini intrecciati di ciclamini, la colazione al sacco nella gita a Bellagio, una agognata aranciata in un isolato ristoro, un rubinetto maldestramente aperto nello scantinato…quanti anni. Ciao a tutti❤️

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